TEMPI CHE FURONO
Pesca alla trota
I miei ricordi intorno alla pesca nei fiumiciattoli e agli affluenti di piccola portata dell’Arno ancora fanciullo, mi riconducono a un gruppo di ragazzi, maschi e femmine muniti di barattoli bucati, che avrebbero tentato l’azione della pesca su pesciolini in viaggio verso il mare.
Rammento soltanto che un bel giorno ne pescai in tutto ben sette. I miei spavaldi compagni di avventura, chi più chi meno, ne pescarono altrettanti, comunque sia numeri imprecisati. Quanto ci siamo divertiti e quanto abbiamo riso. Una frittura avrebbe allietato il nostro pranzo.
Non ricordo bene, ma molto probabilmente si trattava di lasche e noi, proprio come lasche eravamo felici per la novità: andare, insieme a cugini e amici improvvisati, a pesca nelle acque limpide dell’Arno, pesca che ci venne incontro quel giorno lontano e che è scolpito nella mente come una delle giornate più gioiose della mia infanzia.
Qualcuno aveva portato anche una bottiglia dal collo largo per, secondo lui, far entrare l’anguilla che, così immaginava, avrebbe scovato e messo al riparo da un’eventuale fuga, evento che non si verificò.
Altra cosa era la pesca degli uomini di casa. Si dedicavano, in particolare, alla pesca alla trota. Era loro il compito di intuire dove si andava a nascondere il pregiato pesce di acqua dolce e catturarlo.
In stagioni diverse si posizionava in luoghi differenti, in inverno la trota si collocava nelle correnti non troppo intense, o dove l’acqua non ribolle troppo; in primavera il movimento anche di un sassolino permetteva di individuare la trota. In estate, inoltre, la pesca era concentrata al “sasso”, perché con poca acqua la trota si ferma sotto la pietra e solo la sera, sul tardi o la mattina presto, è più attiva.
Qualche volta, ma raramente, tornavano a casa trionfanti con un’anguilla ancora viva. Per il disgusto delle donne di casa, impaurite da quel pesce che ha sembianze che lo avvicinano a un lungo serpente.
Gli uomini si munivano di grossolane canne di bambù con legato alla vetta un filo spesso lungo un paio di metri che veniva avvolto e srotolato per raggiungere l’acqua. Un pungo di vermi, raccolti nella concimaia, fungevano da esca attaccata all’amo, indispensabile per imprigionare la preda.
Nonno Carlo a volte si lamentava che i corsi d’acqua fossero così mal tenuti. Apparivano con rami e tronchi abbandonati sul letto del torrente. Aveva paura di inondazioni durante le abbondanti piogge, per cui, in determinati periodi dell’anno, radunava un gruppo di lavoranti, per ripulire il corso del fiume in prossimità dei campi. Solo allora poteva trovare un po’ di tranquillità e dormire sonni pacifici: i suoi campi erano al sicuro.
La pesca alla trota nel torrente di solito avviene rivolta verso il monte, ispezionando il territorio, due-tre chilometri alla ricerca dei pesci nascosti nelle cavità o sotto le pietre. Alcuni pescatori preferivano posizionarsi nelle pozze più o meno grandi.
La pesca alla trota permette di perlustrare torrenti, fossi, pozze d’acque limpide e fresche, ammirare paesaggi incontaminati, raggiungere sorgenti, e nel corso del cammino potresti incontrare la sorpresa del pesce più ambito, da portare a casa come una preziosa conquista da degustare insieme a chi ami.
Ingredienti per 4 persone
2 trote dal peso di 600 g ciascuna
½ kg di patate
1 cipolla
1 spicchio d’aglio
1 costola di sedano
1 rametto di rosmarino
foglioline di salvia
2 cucchiai di farina
1 pizzico di zucchero
1 limone
½ bicchiere d’aceto
½ bicchiere di brodo vegetale
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Pelate le patate, metterle a lessare in acqua fredda con un pizzico di sale per ½ ora.
Pulite le trote, sfilettatele, eliminate le lische, lavatele, asciugatele con la carta da cucina, tagliatele a pezzi.
Fate imbiondire in un tegame un trito di cipolla, aglio e sedano, aggiungete un paio di cucchiai di brodo vegetale, salate, e fate cuocere a fuoco moderato per 5 minuti.
In una padella antiaderente fate rosolare nell’olio caldo i pezzi di trota infarinati. Spostateli nel tegame con il trito, unite salvia e rosmarino tritati finemente, versate l’aceto preventivamente fatto bollire con lo zucchero, versate il rimanente brodo caldo, spolverate con un po’ di scorza di limone e continuate la cottura, a tegame coperto, per ulteriori 10 minuti
In un vassoio sistemate le patate liberate della buccia e tagliate a tocchetti, unite i pezzi di trota con il loro intingolo. Aggiungete, per decorare, spicchi di limone.