“Appunti di viaggio di Stanislao Nievo raccolti da Lorena Fiorini”
La scrittura è forse il mestiere più libero che esista perché lo inventiamo parola per parola. Naturalmente deve essere attraente, possiamo andare nel buio del mistero, nello splendore delle grandi vittorie, nella solitudine del dolore e dell’abbandono. I sentimenti sono le corde dell’arpa della scrittura, l’arpa suona e vien fuori qualche cosa. Se uno sa mettere questi sentimenti in un certo modo ottiene un effetto. L’importante è che questo effetto possa interessare il pubblico che ci viene incontro con grande libertà. Quando uno fa musica, se fa una stonatura non va bene, mentre quando scrivi puoi fermarti, puoi cambiare, anche se io suggerisco di continuare tutto il proprio pensiero, anche se è un po’ folle. Raccontate un’ora, un minuto, raccontate un vuoto, raccontate un pieno di giornata, un momento di traffico o l’assoluto silenzio del poi, il modo più ampio di poter trasformare qualche cosa. L’importante nella scrittura è che si senta che quello che diciamo, misterioso, terribile, bellissimo, sia qualcosa che veramente sentiamo, perché se naturalmente noi facciamo una chiacchierata su una cosetta così che non gli importa niente a nessuno, un vasetto piuttosto che una scarpa, ma già due scarpe che camminano può essere un buon punto di vista. Non bisogna mai usare troppi aggettivi e specialmente non bisogna usarli se sono massimi, cioè splendidi o terribili. Cercate delle parole che senza essere inadeguate o antiquate vi danno delle sfumature. Quando noi sorridiamo potremmo sorridere al punto che diventa una smorfia, mentre se lo facciamo con un certo garbo, magari accompagnato da un lieve movimento della persona, noi sentiamo dentro il nostro modo di offrire alla persona o alle persone che ci ascoltano, qualcosa. Bene nella scrittura si fa lo stesso. Noi sappiamo che nella solitudine dei nostri pensieri ci sono senz’altro delle originalità, delle situazioni che noi riteniamo di qualche interesse che magari gli altri non hanno ancora pensato. Raccontatele voi. Naturalmente dovete raccontare qualcosa dove voi usate pochissimo “io”. Dite: “ce l’ho fatta”, “non ce l’ho fatta”. Siate simpatici senza naturalmente chiederlo. Ma siate umili. Però in questa umiltà offrite un diamante,un gioiello. E allora quello che scrivete che sia una pagina o un libro di cento pagine, naturalmente con motivi e ragioni diverse, può essere accolto come un libro deve essere accolto. Spero che in questo tempo che noi viviamo, la possibilità di immaginare anche cose molto semplici, un rapporto diverso, non dico del traffico di Roma, quello ci vuole poco a pensarlo, ma su tante cose, potrebbe essere motivo di una piacevole lettura per chi gradisce. Ci sono dei giornali oggi che ti dicono qualche cosa che non sia ancora pensato e che può risolvere il problema, non so, della sporcizia delle strade. Faccio un esempio banalissimo. E ci sono delle proposte. Ebbene quello è l’inizio della scrittura che naturalmente non deve diventare soltanto la corretta maniera di comportarsi in città, anzi qualche volta una certa aggressività o impopolarità fa il personaggio che poi naturalmente starà a voi accostare o meno alle situazioni che credete. Ci sono una trentina di sentimenti che sono quelli di base, ebbene muovetevi come dicevamo, come un’arpa con le sue corde.
Naturalmente ce ne sono alcuni, l’amore, l’odio, la morte, la nascita, la vittoria o l’abbandono, la solitudine, che sono immediati. Ce ne sono altri più difficili, la simpatia, la capacità di superare un ostacolo e tanti altri. Questo è scrivere. Che naturalmente deve essere fatto con l’uso di parole corrette, ma non del tutto corrette. Metteteci ogni tanto una parola non troppo strana e che in qualche modo voi usate mentre sapete che altre persone non la usano. Siete voi quella scrittura. E potete in qualche modo far si che sappiate costruire un personaggio e fare una cosa che facciamo tutti sempre e che nessuno denuncia, il teatro di se stessi. Ebbene, anche nella scrittura, fatelo con umiltà, ma anche con umorismo, naturalmente, oppure con drammaticità. Ricordatevi sempre: non siate troppo lunghi, ma se poi volete fare a un certo punto uno sforzo per andare sulla vetta, andateci.
Non ci state troppo perché le vette, si sa, sono molto fredde di solito…
Grazie, grazie Stanis