Regalare una parte di sè
Chi è l’autore
Alberto Valentini, un caro collega con viso aperto, occhi espressivi e il sorriso pronto a prendere forma. Uno di quei colleghi con il quale è un piacere lavorare: la soluzione, quella creativa, intelligente, anche se faticosa cIa scovare, è lì dietro l’angolo a dìsposìzione per sbrogliare la matassa ingarbugliata dell’organizzazione Rai. Nominare Valentini significa condividere un lavoro al meglio, fare piccole grandi cose per la nostra Azienda. Ma non c’è solo questo. C’è anche uno scambio su tanti argomenti, la poesia, la pittura, l’ecologia, l’archeologia, la scultura, la musica, il cinema, la filosofia. E chi pìù ne ha ne metta. Perché il nostro Alberto è una di quelle persone a tutto campo. Una ne fa e cento ne pensa. Un piacere dialogare e comunicare.
Alberto ci ha regalato un libro di poesie del quale è promotore e che è un invito alla riflessione, a regalare un pò di noi stessi a qualcuno meno fortunato di noi. E perché non farlo con quello che siamo capaci di fare? Nel caso specifico con poesie scelte, raccolte in un libro, pubblicate e i cui proventi saranno devoluti a favore del Consiglio Italiano dei Rifugiati.
Il nostro Alberto non sì scoraggia mai di fronte agli eventi della vita, si fa assumere come manovale, come centralinista, studia, si laurea in lettere a indirizzo archeologico, va avanti con determinazione ed oggi regala momenti di poesia frutto di sentimenti scovati qua e là per donarci un’emozione in più.
Come nasce l’idea del libro?
In modo casuale. Un bel giorno una persona qualsiasi decide di'” fare” qualcosa per l’altro da sé. Gli studi universitari mi hanno portato spesso in Africa, non in quell’Africa turistica che tutti sognano e ammirano, ma in un territorio in cui sono evidenti le piaghe dell’umanità (fame, sete, sporcizia, miseria, degrado, assenza di diritti umani e o così via … ). Puoi immaginare il senso di disagio che provavo ogni volta che tornavo da un viaggio. Per me concepire il mio prossimo in condizioni di vera “sopravvivenza” era impossibile. Al lavoro, in quel periodo ero ancora organizzatore di produzione, parlavo spesso delle disavventure africane con alcuni colleghi e proprio con loro, due in particolare Ivano Servi e Massimo Sorrentino, decisi d’impostare l’iniziativa “Poeti per un po’ d’amore”. Che cosa potevano fare degli sprovveduti che avevano solo un’idea? La cosa più semplice, in un paese dove tutti cantano, scrivono e si sentono allenatorì di calcio, era proprio quella di tentare di scrivere e pubblicare delle poesìe scritte da noi e da quelli che come noi, avevano veramente intenzione di donare qualcosa all’altro da sé.
Come hai scelto le poesie, con quale criterio e come hai fatto a trovare i 33 partecipanti?
Trovare i partecipanti all’iniziativa non è stato difficile. Abbiamo messo in piedi un passa parola. da amico ad amico, e così ci sono giunte decìne e decine di bellissime poesie. Abbiamo scelto temi che cantano un amore unìversale. la famiglia, la natura e i guastì provocati dall’uomo, contro la guerra. la violenza, la crudeltà, un sentìmento che si nutre di principi etici sìano essi laico – umanìstici o religiosi. Il numero è veramente casuale!
La ricerca dell’Editore come è avvernita?
L’editore è stata la cosa più complessa, ne ho sentiti diversi e ti dico sinceramente che stavo per rinunciare all’iniziativa, mi ero stancato di cercare. Poi, un giorno, in quel tempo lavoravo nella trasmissione del TG1 “Porta a Porta”, incontrai il senatore Andreotti – che già conoscevo – e gli sottoposi la lettura completa dell’opera. Con mia lieta sorpresa, qualche giorno dopo mi scrisse a casa, complimentandosi per l’ìniziativa. Mi rimboccai le manìche e tornai alla caccia di un Editore, Gli sforzi furono premiati… Alla fine, ìl fratello di un amico ci ha offerto questa possibilità. Un plauso, quindi, al prof. Metta Salvatore (psichiatra e scrittore) che ha curato con me la scelta definitiva delle poesie, e all’editore Enrico Iacomettì, per Sovera ed., che ci hanno consentito di pubblicare il testo.
Il ricavato delle vendite a chi è destinato?
Abbiamo faticato un pochino, ci siamo visti con alcune Onlus e abbiamo perso molto tempo, non tutto è oro quel che brilla. In ogni modo è stato grazie agli amici Roberto Celio, musicista, e Barbara De Luca, Consiglio Italiano dei rifugiati, che siamo stati introdotti al CIR Onlus (Consiglio Italiano dei rifugiati) Ancora grazie al dott Christopher Hein, Direttore del CIR, che ha fermamente voluto l’iniziativa. Gli introiti saranno devoluti a favore di persone che giungeranno nel nostro paese e che godranno dello status di “rifugiato” per motivi cli tortura.
Non è da meno la spontanea partecipazione di Antonella Clerici che ci ha regalato la “Premessa”. Ti segnalo che tutti i partecipanti non sono poeti-scrittori professionisti, ma tra loro ci sono le più svariate professioni: attori, programmisti, registi, insegnanti, studenti, operai, pensionati, geofisici, operatori di ripresa, tecnici, studenti, ecc Cosa dire inoltre della particolare copertina alla quale sono stati fatti tanti, tanti elogi? C’è stata ragalata da un nostro collega, impiegato con la passione della grafica, Luigi Zìcchittu. Il libro è stato presentato alla 57 Fiera Internazionale del libro di Francofòrte (19-23 ottobre, 2005, e prossimamente verrà presentato a Roma, alla Fìera del Libro.
Ci ricordi il tuo ingresso il RaI? La carriera?
Ti confesso che anche questo è avvenuto casualmente. Avevo rifiutato decine di “posti a tempo indeterminato”. pensavo solo a studiare e a racimolare soldi. In quel periodo, 1977, per andare all’università, passavo spesso davanti all’ufficio di Collocamento Obbligatorio – categorie protette-invalidi, profughi, orfani – al quale ero iscritto, poiché figlio di deceduto per causa di servizio (mio padre Rodolfo), Il 13 agosto 1977 entrai, presentai il mio tesserino e seppi che ero secondo in graduatoria. C’erano tre posti per la RAI e due per l’Alitalia. Che tempi…eravamo in sei in lista! Così anche su pressione della mia mamma accettai di entrare in RAI come “manovale”, Carriera? Dopo aver partecipato a numerose selezioni, sono riuscìto a vincere quella di “Organizzatore – Ispettore di produzione” lavoro che ho svolto fino a tre anni fa con grande soddisfazione personale. Per il resto non posso lamentarmi, soprattutto per i tanti amici e persone che ho conosciuto nella famiglia RAI, ai quali sono fortemente affezionato, tra gli ultimi proprio il gruppo cli Comunicazione e Immagine del quale tu fai parte e al quale sono legato da motivi professionali.
Alberto, per quanto ti conosco, sei persona versatile. Ci parli dei tuoi interessi?
Come puoi vedere dal mio curriculum m’interessa tutto ciò che non conosco, in particolare un essere chiamato “uomo’, qundi come posso e quando posso, scrivo, dipingo, scrivo, collaboro a testi e musìche, insomma “vivo”, e da un po’ di anni ho deciso di rimettere al mio prossimo una parte di me, in altre parole di quel che sono in grado di poter offrire
A proposito di curriculum, da cosa deriva l’interesse per
lo studio dell’arabo e del persiano?
Era quasi obbligo avere rudimenti linguistici dei territori interessatì al piano cli studi archeologicì legati al vicino oriente antico. Scrivere in lingua araba e persiana è stata un’esperienza affascinante.
Hai un sogno nel cassetto? Cosa vorresti fare da.. grande?
Forse un sogno lo avevo, Nei 1991 presentaì con il mio amico Ivano Servi una proposta di programma TV. Molto tempo dopo lo vidi andare in onda firmata da altri in una vensione simile alla mia proposta. E’ stata ugualmente una bella esperienza. In buona sostanza non mi sarebbe dispìaciuto essere “autore” di programmi culturali … sono ad ogni modo contento, vengo al lavoro tutti i giorni con rinnovato entusiasmo.
Ci racconti qualcosa della tua vita privata? I figli, la casa in campagna?
Diciamo che il mio privato è molto pubblico, certo non metto manifesti, ma la vita l’ho vissuta intensamente. Ho due figli, Elia (25 anni) e Samuele (15 annì) avuti con due compagne diverse. Poi un bel giorno ho cambiato nuovamente vita, ora sono sposato, preferisco usare il termine “con soddisfazione” anziché il tristemente noto sfigato termine “felicemente” con la mia Julie, abbiamo 2 cani, una serie di gatti e vivo in omeostasi con il tutto. Spero dì avere un altro figlio!
Alberto è proprio una bella persona.