Lorena Fiorini aretina di nascita, vive a Roma, ha lavorato per una grande azienda di comunicazione, la Rai, curandone vari aspetti, dall’amministrazione all’immagine; laureata in psicologia, collabora con diverse testate periodiche, è stata ed è docente di laboratori di comunicazione. Ha pubblicato diversi saggi e libri di racconti, ricevendo numerosi premi, tra cui il Premio Critica Narrativa inedita al Circolo Capit Fernando Pessoa di Firenze nel 2000 con il racconto Percorso, nel 2006 il Premio Spazio Donna e il Premio Firenze per la narrativa con il libro Vita in campagna; nel 2010 il Premio Alberoandronico con il Romanzo Smarrimento d’amore; nel 2012 ancora il Premio Alberoandronico con il libro Betty, sono Bruno.
Prima di tutto vogliamo ringraziare Lorena Fiorini per aver accettato di partecipare a questa intervista. Leggendo il tuo curriculum sul sito www.lorenafiorini.it, non possiamo non complimentarci per la carriera sia in Rai che da scrittrice.
Una vita piena di soddisfazioni e successi, ma cosa ti ha portato all’arte di scrivere, come è nata questa passione, l’hai sempre avuta o è stata la molla scattata all’improvviso?
A scuola prediligevo senza dubbio l’italiano rispetto alle altre materie. Niente di più. La molla è scattata grazie a una cara collega, con la quale amo ancora oggi intrattenermi su temi cari alla lettura e alla scrittura, Anna Maria Artini. Mi propose, a fine anni ’90, un corso di scrittura, al Centro Moravia, tenuto dallo scrittore Stanislao Nievo. Non sapevo allora che si stava aprendo una porta che mi avrebbe condotto verso un nuovo capitolo, una strada da percorrere con allegria e tanta voglia di fare. La creatività sarebbe entrata a far parte del quotidiano, le storie parte integrante del mio cammino.
Sei stata allieva del grande Stanislao Nievo, cosa ricordi di lui, cosa vi diceva ai corsi, quali input vi dava, quali erano i suoi suggerimenti?
Stanis non è stato solo un maestro di scrittura, è stato un maestro di vita. Mi ha insegnato a leggerla con levità, mi ha arricchito trasmettendomi i “trucchi del mestiere”. Con lo scrittore, con le sue lezioni si è messa in moto l’avventura intorno alla parola scrivere, il viaggio è stato un viaggio dell’anima come quello della protagonista del romanzo Smarrimento d’amore, Giulia, che ritroverà la voglia di vivere e la voglia di farcela, attraverso la scrittura, in un rapporto nuovo con se stessa e con la vita.
Tanti i suggerimenti. Come prima cosa incoraggiava ad avere un proprio luogo e propri tempi. Diceva: Scrivere è una passione, dovete scegliere un orario che sia, possibilmente, sempre lo stesso, un posto tutto vostro, anche solo una scrivania, ma deve essere la vostra, un computer portatile, una comoda sedia. E in famiglia “ringhiate un po’” per avere il vostro tempo e il vostro spazio. Suggerimenti che la dicono lunga sull’impostazione da dare al proprio “mestiere”, che non è solo il mestiere di scrivere, ma anche il mestiere di vivere.
Di lui ricordo l’ironia dolce, il suo essere signore di fronte alle persone e alle situazioni. Ricordo l’emozione ogni volta che salivo le scale del suo palazzo, entravo in un mondo fantastico, dove scomparivano gli affanni per lasciare il posto alla fantasia accompagnata da un blocco, la matita e un piccolo registratore. Ricordo il soggiorno che ospitava le lezioni, arredato con gusto, i cimeli esposti e provenienti dai suoi numerosissimi viaggi, le finestre sul verde dello zoo, i tramonti, il the sempre diverso o la bibita offerti da Consuelo, sua moglie.
In ultimo, ma non certo per ultimo, rammento i miei corsi di scrittura nati dagli incontri con Stanis. Momenti straordinari, continuano a vivere, produrre e mi regalano frutti. Grazie ai suoi insegnamenti e alla mia determinazione è nata una nuova realtà, l’Associazione culturale Scrivi la tua storia.
Secondo Lorena Fiorini, come nasce un libro? Un racconto?
Nasce da un’intuizione, da un’idea che si installa nella testa, da una parola che inizia a viaggiare. Incominci a “masticare” la tua storia, a immaginare, a inventare le parole giuste, quelle che vogliono dire esattamente quello che tu vuoi dire. La storia ti accompagna, dà un senso alle tue giornate, ti distoglie da pensieri altrimenti cupi e che finirebbero per prendere il sopravvento. L’attenzione è spostata in un mondo in cui prende spazio la creatività, non c’è più posto per gli affanni quotidiani, vivi in un mondo in cui ti sposti continuamente tra una storia e l’altra, tra le parole, le frasi, le pagine, i capitoli di un racconto. Non guardi più nel vuoto, hai qualcosa che piano piano diventa la cosa più importante, quella che finisce per riempire i momenti, le giornate.
Il 2009 ha visto la pubblicazione di “Smarrimento d’amore” (ed. New Books), definito dallo stesso Stanislao Nievo “Non solo parole, ma uno spaccato di vita femminile. Una ricerca fredda, agghiacciante, dolorosa, ma c’è sempre uno spiraglio per sorridere”. Tu come lo descriveresti?
Un romanzo, un’altalena di sentimenti, ora bui, ora luminosi, l’innamoramento, interrogarsi, darsi le risposte, la scrittura che finisce per riempire i vuoti e le pagine, ti salva.
Nel 2010, ancora un successo con la pubblicazione del libro “Terra di Toscana” (ed. Maria Pacini Fazzi), una nuova edizione dell’antecedente “Vita in Campagna” (2005), ampliata e rivista, con un maggiore numero di ricette. Sarà poi il libro più venduto nelle Coop toscane. E arriviamo al 2011, sempre per Maria Pacini Fazzi, viene pubblicato un tuo libro molto importante, profondo. Sto parlando ovviamente di “Betty, sono Bruno”, scritto da te e raccontato da Bruno Fiorini, tuo padre, uno spaccato di storia vera, vissuta, dal Fascismo ai giorni attuali, ce ne parli?
Si, è il libro che ha segnato un momento particolarissimo della mia vita, la vicinanza con un papà molto amato, un papà che stava concludendo il suo viaggio terreno in mia compagnia, un viaggio nei meandri di una lunga vita vissuta in modo pieno, autentico, tra gioie, dolori, avvenimenti. Un prigioniero di guerra che ha avuto il coraggio di raccontare gli orrori, le sofferenze, ma anche l’amicizia, l’amore per la Patria, Dio, la famiglia, l’intuizione nei momenti drammatici della sua esistenza. Soprattutto un libro che getta luce su un periodo oscuro della nostra storia recente, ci racconta le minuzie quotidiane, ci racconta la storia vissuta davvero da coloro che erano in guerra. Un libro che possiamo leggere su diversi piani di lettura. La guerra, il piano delle emozioni, l’amore…. Un libro che ci invita a riflettere, a riconoscere il valore dei nostri soldati, a lavorare per restituire l’onore ai prigionieri di guerra e per suggerire il libro come testo di lettura nelle scuole, uno spunto per approfondire i temi cari al Novecento. Il libro è reperibile su www.pacinifazzi.it
Qual è il ricordo che hai, di questa esperienza con tuo padre, nel racconto della sua vita, cosa ha voluto trasmettere a te, ma anche a noi, cosa ci ha voluto regalare?
Mi ha fatto un grande regalo, l’onore di essere la sua testimone. Come tale mi ha rammentato i valori, l’onestà, il rispetto verso gli altri. Mi ha fatto il dono di pochi intensi mesi trascorsi a stretto contatto, ricordando la sua vita ha impreziosito la mia, mi ha lasciato ricca di un bene grande, un luogo dove andarlo a incontrare insieme a tutte le cose belle e importanti che mi ha trasmesso.
Qual’è il libro a cui sei più legata, quello che senti più tuo?
Senz’altro “Betty, sono Bruno” è il libro al quale mi sento più legata. Fino a oggi ho dato molto spa
zio alla memoria. In effetti, se ci penso, molti miei libri riportano storie di vita vissuta, raccontata da altri. Mi piace pensare a storie che non si disperdono, che abbiamo un luogo dove andare a ritrovare persone, gesti, scelte, momenti diversi. Possiamo andare a ritrovare il mio papà, la vita in campagna vissuta nel Novecento, i racconti dei miei studenti nei corsi di scrittura. Possiamo riabbracciare Alessandra Bisceglia, la speciale, sfortunata giornalista della quale ho avuto l’onore di raccordare le vicende e gli affetti nella sua breve, ma intensa vita. La sua memoria è continuamente ricordata dalla Fondazione della quale faccio parte e che si occupa di malattie vascolari in campo pediatrico. E sempre alla memoria è dedicata l’Associazione culturale “Scrivi la tua storia” dedicata a chi voglia intraprendere un viaggio originale: scrivere la propria storia insieme a qualcuno che aiuti a raccontare e a raccontarsi, che accompagni verso una nuova presa di coscienza e a una maggiore comprensione di sé.
Conoscendoti e vedendo le tue pubblicazioni, notiamo anche libri legati al modo culinario come “Il peperoncino” e uno dei tuoi ultimi capolavori “Il grande libro del pane” con 250 ricette tradizionali, quindi ti chiediamo: “dove ha le mani in pasta, Lorena Fiorini?”, quale sarà il tuo prossimo lavoro?
La cucina fa parte integrante della mia vita. Allegre tavolate, il piacere di mettere a tavola ospiti, amici, familiari, sperimentare nuovi piatti, inventare qualche ricetta. Ricordo una grande cucina dove nonne, zie, mamme sostavano e lavoravano per rendere appetitosa la tavola di tutti i giorni e si dedicavano con particolare attenzione a quella dei giorni di festa. Una cucina ricca dei prodotti dell’orto, ma anche di fantasia, allegria e di tanta voglia di fare per rendere davvero speciale la tavola .
Al momento sto lavorando a un nuovo libro di cucina sulla mela. Si aggiungerà agli altri due ad arricchire i Grandi manuali Newton. E’ un progetto che accarezzavo da tempo e che finalmente sta per giungere in porto o meglio …in tavola.
Grazie di avere partecipato.
Grazie a voi per avermi consentito di raccontare una storia. La mia. Ho lavorato in Rai quarant’anni, ho svolto un lavoro amministrativo, peraltro amato, poi la svolta, l’incontro che ha cambiato il corso delle cose e delle giornate. La scrittura è entrata prepotentemente nella mia vita e sta facendo la parte del leone, mi accompagna in territori inesplorati, mi ha fatto uscire dal guscio e mi rende una persona serena e forte nell’affrontare quello che arriva!