Aurora di Luciana Catalani
Editore: Robin | Biblioteca del Vascello
Ha partecipato al Premio Internazionale Grinzane Cavour 2005 per la sezione “Narrativa Italiana”.
Chi è
Luciana Catalani è nata a Roma ma ha vissuto a Genova fino a vent’anni. E’ laureata in scienze politiche. E’ soggettista e sceneggiatrice cinematografica. Ha lavorato alla Rai, fin dal 1961 presso il CPTV con l’apertura del Secondo Canale TV. Dall’1965 all’86 si è occupata di ideazione e realizzazione di programmi televisivi teatrali e di “fiction”. Nel 1987 viene nominata Dirigente presso la Struttura di Programmazione della Sede Regionale Lazio. Dal 1989 al 1991 realizza programmi giomalistici di carattere sociale presso la rubrica “Mixer”. Dal 1992 a1 1994 è dirigente coordinatore presso la Struttura di Programmazione Fiction della Rete 2 TV. Ha svolto attività sindacale. Adesso è in pensione.
E’ ‘donna, madre, sindacalista, sceneggiatrice, dirigente Rai, oggi scrittrice. Quando lo scrivere prende corpo in età adulta, si è carichi di esperienza e ancora di voglia di vivere. Lo sguardo è posto lontano, i piccoli, grandi drammi lasciati alle spalle, c’è spazio per cercare se stessi e con se stessi ritrovarsi disincantati a fermare momenti e situazioni.
Sette racconti, carichi di parole che sembrano fucilate rivolte al cuore, frasi dirette, senza giri di parole. Una scrittura veloce e snella che fa precipitare e proseguire nel racconto e che conduce dritta dritta verso un finale inaspettato, mai scontato.
Storie forti, non banali. Il risvolto è lì dietro l’angolo, può piombarti addosso da un momento all’altro con la novità che ti lascia, a volte, sconcertato, meravigliato di fronte a situazioni che possono apparirti nella norma, ma che un minuto dopo sprofondano in qualcosa di inimmaginabile.
I luoghi non sono scelti a caso, hanno una loro originalità nella quale far calare personaggi sempre particolari, dove lasciar incrociare cruda vita ed amare illusioni. Sentimenti che finiscono per dilaniare, contrastanti, che sembrano elevarti al centro del mondo e un minuto dopo ti cacciano nel bel mezzo dello sgretolaniento di un’esistenza.
Storie che iniziano con ordinaria quotidianità, che diventano storie.
Quando hai scoperto il piacere di scrivere?
Da sempre. Fin dai primi “pensierini” delle elementari cercavo di essere originale e di stupire con parole nuove. Questo piacere mi ha accompagnato per tutta la vita: “Il terzo occhio” come è stata definita quella percezione della realtà costantemente vigile, sensibile.
Qualcuno mi ha chiesto Perché adesso? Io ho risposto perché soltanto adesso sono riuscita a trovare il coraggio di spedire un mio manoscritto a qualche Editore. Ho definito la mia scrittura “catacombale” perché è sempre stata nascosta. Pochissimi amici, in Rai, ne erano a conoscenza. Ho sempre avuto molto pudore, una sorta di eccesso di autocritica. Ricordo ancora un’assemblea dei lavoratori della Rete 2. Aprii i lavori con un intervento scritto e letto tutto d’un fiato che interpretava gli umori generali. Al temine, Lorenzo Ostuni, una persona che stimavo, ma con cui non ero in particolare confidenza, entrò nella mia stanza e mi disse Lo sai che tu potresti scrivere?.
Mi colpì perché aveva scoperto l’albero su cui mi nascondevo, lontano da quella scrivania dove passavo tante ore. Sicuramente sceneggiature cinematografiche e il mio stesso lavoro ai programmi televisivi hanno alimentato la “passione”. Ma il desiderio forte di raccontare il “mio mondo”, al di fuori dalle esigenze altrui, non mi ha mai abbandonato. Insomma, è come se avessi pilotato un aereo e fossi stata dirottata dalla mia traiettoria. Adesso l’ho ritrovata.
E, il cinema?
Devo a Giovanni Leto la mia prima sceneggiatura cinematografica, scritta con Antonio Bertini, “Plotone di esecuzione”. La storia di un disertore durante la prima guerra mondiale. Ancora oggi entusiasma un produttore cinematografico che vuole realizzarlo. Purtroppo la guerra è tristemente sempre di attualità.
Ho scritto con Giovanni Fago “Mai con le donne”, un “musical” alla Hellzza Popping. Ancora con Giovanni Fago e Massimo Felisatti “Sulla spiaggia e di là dal molo” ispirato all’omonimo romanzo di di Mario Tobino. Il film è stato presentato a molti festival internazionali e attende, dopo la proiezione nelle sale cinematografiche, la trasmissione televisiva.
E’ stato importante l’impegno nel sindacato?
Moltissimo. Mi sono formata nel mondo del lavoro. Ero un’universitaria di 22 anni quando sono stata assunta alla Rai e soltanto tra i lavoratori ho acquistato consapevolezza di quanto sia importante la lotta per la tutela dei diritti.
Al di là della funzione di delegato al Consiglio d’ Azienda e al Provinciale, l’impegno sindacale è stato per me un’esperienza insostituibile. Ho sempre pensato di aver dato qualcosa in più all’educazione civile delle mie figlie.
La Rai che hai vissuto come la ricordi?
Una Rai piena di passioni. Ognuno di noi si sentiva stimolato a dare un apporto il più possibile originale alla creazione dei programmi a qualunque genere appartenessero. Era una sfida. Noi non confezionavamo “prodotti”, ma realizzavamo “programmi”. E non si trattava di snobbare l’ascolto del pubblico, ma di non inseguirlo a tutti i costi rischiando di abbassare il livello della qualità. Ricordo il prezioso contributo del Servizio Opinioni, le sue indagini sulla qualità dei programmi e sul gradimento delle diverse fasce di ascolto. Cercavamo di tenerne conto non per obbligo burocratico, ma per impegno personale. Non voglio certo fare l’apologia del passato, ma non posso dimenticare di essere appartenuta a quella generazione di operatori culturali che hanno difeso il ruolo e l’importanza della Rai come Servizio Pubblico. Ricordo di aver conosciuto tante persone interessanti, fra tutte voglio citare lo scrittore Vincenzo De Mattia e la poetessa Marina Mariani. Ma voglio ricordare una donna che ho sempre profondamente stimato: Pasqua Selvaggini. Ho preso in prestito da lei la passione e il rigore morale e ho inventato il personaggio di Tania, la protagonista di Aurora. Insieme abbimo fatto un lungo viaggio…
Stai scrivendo?
Renzo Rosso, uno dei grandi scrittori italiani del novecento, ha espresso un giudizio lusinghiero sul mio lavoro. Salutandomi si è voltato e mi ha detto: “Continua, eh! Guarda che ti controllo. ..”. Si, sto scrivendo. Bisogna sempre puntare sulla creatività. Fino all’ultima curva.