Prima i libri…
Il prato in fondo al mare -Mondadori – Premio Campiello e Premio Comisso.
IL romanzo trae lo spunto dalla morte misteriosa del suo avo Ippolito Nievo a seguito di un naufragio nelle acque del Tirreno. Cronaca di un’appassionante ricerca dove letteratura e cronaca si intrecciano attraverso un’insolita consonanza di equilibri razionali e preterazionali.
Le isole del paradiso -Mondadori – Marsilio – Prenno Stresa e Premio Cypraea.
IL romanzo racconta e emigrazioni di un migliaio di contadini europei verso i mari del sud intorno al 1880. Suggestioni vegetali, oornitologiche, climatiche e umane in un esodo lontano e sofferto che porterà alla nascita della minoranza italiana in Australia.
Aldilà – Marsilio – Premio Le Muse
L’autore sposta l’attenzione sull’ultraterreno con il racconto dl un uomo che attraversa il limite in cui le energie se ne vanno e altre ne prendono il posto. Affronta il viaggio da questa dimensione verso l’altrove e in questa estrema e magica avventura ripercorre esperienze di un viaggiatore che ha percorso i confini della mente nelle avventure di tanti anni in un’atmosfera di sentimenti puri, impalpabili eppur veri.
Barca solare – Rubettino
Un libro di poesie che traccia un percorso attraverso le stagioni della vita di un uomo, metaforicamente dall’alba alla notte, e ne evidenzia i picchi, dalle sensazioni primarie all’amore, dalle lotte alle avventure profonde fino alla soglia oscura dove sicuro brilla una stella.
Poi l’autore…
Stanislao Nievo è nato Milano nel 1928. Ha viaggiato per quarant’anni in tutto il mondo fino in Antartide, come giornalista e regista.
Autore di romanzi e libri di poesia, ha tradotlo Kipling e Defoe. Conduttore di rubriche radiofoniche Rai, ha realizzato per la tv “Viaggi del telegiornale” e numerosi documentari. E’ il Presidente della Fondazione Ippolito Nievo e Presidente Onorario dell’Unione Nazionale Scrittori, fondatore della Forcata ideale e del WWF è creatore dei Parchi Letterati, itinerari culturali attraverso i luoghi celebrati dai nostri più grandi scrittori e poeti.
E’ direttore della Comunità Letteraria www.eresia.it
Dice di sé :
“La mia scrittura è ricerca del reale nascosto nel panorama terrestre che ci circonda, sul come avvicinarlo. La ricerca è diretta verso le origini che ci hanno dato vita e hanno determinato la nostra sensibilità. Paul Gaugin dipinse un famoso quadro dal titolo: “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo”. Rappresenta quel che cerco. Soltanto rispondendo a queste domande possiamo renderci conto di che cosa stiamo a fare in questo mondo. Con la scrittura ho concretizzato i miei tentativi di risposta a questi interrogativi.”
Qualcosa di Stanislao Nievo e la Rai
Ho conosciuto Stanislao Nievo a un corso di scrittura creativa tanti anni fa. A lui va tutta la riconoscenza e gratitudine per avermi spronato e indirizzato. E soprattutto per aver aggiunto al mio cammino quella leggerezza che mancava e la voglia di riprovare sempre con allegria raccontando storie, ricordi, solituidine, rimpianti, momenti felici, i propri e quelli degli altri. Un maestro di scrittura ma anche e soprattutto un maestro di vita. Lo incontro nella sua bella casa di Roma piena di memorie, viaggi, avventure nel tempo e nel futuro.
Qual è il primo ricordo del suo ingresso in Rai
“Entrai in Rai la prirna volta il 31 gennaio 1954, una domenica pomeriggio, insieme a quattro giganti tartarughe di terra provenienti dall’isola Aldabra. La trasmissione, presentata da Mike Buongiorno che aveva, come me, cinquant’anni di meno, raccontava la spedizione della Fondazione Zoologica de11’Università di Roma di quattro giovani naturalisti di ritorno dall’Oceano Indiano. Mi ricordo un particolare: una di queste rare tartarughe non riusciva a stare ferma. Ho passato i primi 10 minuti della trasmissione con un piede infilato sotto la “coccia” della tartaruga e facendo forza con il piede evitai che questa gironzolasse per lo studio e che travolgese le apparecchiature. Le quattro tartarughe vissero per più di quarant’anni al Giardino Zoologico di Roma.
Che fine hanno fatto?
Sono sparite. Non ne ho saputo più nulla. Amo pensare che siano tornate nella loro terra d’origine.
Quale partoclore le è rimasto in mente?
La prima cosa che mi dissero alla radio fu: “Ricorda che qui non si può stare zitti, o musica o chiacchiere”. Un vuoto è come uno sbaffo in faccia o un buco nella camicia. Va evitato.
Lei ha viaggiato molto, in oltre novanta paesi nel mondo…
Si, e la Rai mi chiamava al ritorno da paesi strani, lontani per raccontare la chicca inaspettata diversa chiedendomi collaborazioni a varie trasmissioni e telegiornali.
Qual è stato il rapporto con le persone?
Quando ho cominciato a scrivere libri, mi venne affidata, con molta libertà, una trasmissione estiva di quattro ore. Le persone che collaboravano con me erano molto disponibili. La mia particolarità era quella di fare amicizia con i lavoratori del momento e nei miei confronti c’era sempre una piccola attenzione in più, quello che contribuisce a rendere il programma più sciolto. Qualsiasi dimenticanza o piccolo errore era sempre visto come un ricciolo mai come una caratteristica.
Cosa la colpisce di più oggi nei programmi televisivi?
Oggi vedo la tv con molto disordine. Da un anno a questa parte mi succede una cosa strana. Mi emoziono davanti a scene di fiction che rappresentano un padre che ha perso il figlio, evidentemente una mancanza che sento in me. A volte, invece, mi fa tenerezza il riconoscimento e la considerazione del lavoro oscuro di certi personaggi semplici, umili.
Qual è il segreto di una vita così ricca?
Ascoltare, documentare, raccontare con curiosità e ironia.