La parola mediatrice di senso.

E’ la realizzazione di un sogno, il raggiungimento di un obiettivo al quale sono stata spronata per tempo immemorabile. Poi la decisione, improvvisa, convinta e senza alcun ripensamento. Durante i sei anni di Università non ho perduto alcuna lezione, attenta e partecipativa ho lavorato senza risparmiarmi. La tesi ha rappresentato lo studio sulla parola, quella parola a me così cara e così cercata, quella parola che deve dire esattamente quello che voglio dire, quella parola che deve suonare nelle mie orecchie come musica, da accarezzare, da donare, da avvertire leggera nell’aria. Quella parola è un tuffo al cuore, esce con facilità dalla mia penna allenata, è diventata compagna insostituibile del mio cammino. Devo dire grazie a mio padre per avermi spronato, per non avermi mai perdonato di non essermi laureata in giovane età. E’ arrivata, tardi, ma è arrivata. Quando sono ritornata in Italia dopo la discussione  presso l’Università statale di San Pietroburgo e con il pezzo di carta in mano, l’ho dedicata, con gioia, a chi aveva creduto in me.

 

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