di Renzo Rosso
Azimut Editore
Euro 9,90
Una breve ma consistente autobiografia nella quale Renzo Rosso ci svela pensieri e ricordi di tutta una vita, una vita intrecciata con l’Azienda Rai per la quale ha lavorato 36 lunghi anni. Anni non sempre facili attraversati da personaggi ed incontri significativi: da Carlo Emilio Gadda a Lucky Luciano, da Walter Veltroni a Raffaele La Capria, da Roberto Rossellini ai vari Direttori Generali che si sono succeduti e con i quali ha avuto colloqui anche tempestosi. Insieme a lui ripercorriamo la nostra vita aziendale, le svolte, i progetti tracciati e mai realizzati, i grandi programmi che resteranno per sempre legati alla storia della televisione. Come l’Odissea, colosso che lo ha visto a fianco del regista Franco Rossi e degli sceneggiatori e che lo ha impegnato nella ritraduzione in italiano e adattamento delle parti affidate ai primi attori Irene Papas e Bakin Femiu. I ricordi ci conducono ai primi anni lavorativi a Via Asiago, dopo un corso di quattro mesi a Torino, come assistente musicale, al trasferimento a Napoli per occuparsi di programmi sulla canzone napoletana e di rapporti con le case editrici di canzonette. Per proseguire la vita aziendale a Raidue con Massimo Fichera, persona di ottima cultura e di civile ambizione e con l’ amicizia e vicinanza di stanza, al quarto piano di Viale Mazzini, con Raffaele La Capria, Dudù, con il quale ha condiviso anni di consolazione e di humor reciproci per la somiglianza della nostra attività extraaziendale e l’identica natura aburocratica.
La mia vita alla Rai
Renzo rosso ci consegna pensieri e ricordi della sua vita in Rai. 36 anni di serietà e di amore per un’Azienda che gli è stata madre e matrigna insieme.
Rosso ci fa ripercorrere anni e momenti importanti della nostra vita aziendale, le svolte ma anche sogni e sentimenti legati ad incontri significativi – un nome per tutti Carlo Emilio Gadda – che hanno accresciuto un percorso già di per sè ricco. Ricco di idee, di grandi progetti, alcuni dei quali mai realizzati, come il De Bello Gallico, opera mastodontica abbozzata e mai portata a termine per l’impossibilità, qualcosa di impensabile e di assurdo, di trovare un regista libero e disponibile a compiere una tale impresa e nonostante la disponibilità alla cooproduzione delle principali TV europee.
Il suo nome resterà legato per sempre a quel lavoro straordinario che è l’Odissea al quale ha lavorato a fianco del regista Franco Rosi e degli sceneggiatori, consegnandoci la ritraduzione in italiano e adattamento delle parti affidate ai primi attori Irene Papas e Bakin Femiu.
Uomo che detesta servilismi e facili favoritismi, non è mai sceso a compromessi. Quando ha potuto non si è certo risparmiato di fronte alla verità, e questo anche in presenza del Direttore Generale al quale, in una riunione di palinsesto dei massimi dirigenti Rai, così si rivolge: “A proposito dell’aumento degli abbonati al sud mi si permetta di esprimere un forte disappunto sulla frase del dott Bernabei circa l’equiparazione dei meridionali a scimmie, lo trovo quanto mai scorretto”. Il silenzio che ne seguì fu attonito e l’episodio sentenziò la fine dei suoi interventi in quel contesto.
Personaggio profondamente vero e oltremodo scomodo e pur non essenso un politico, è incluso nelle liste del Partito Comunista a Roma nelle elezioni regionali del 1975. In una manifestazioine verrà presentato al pubblico dal giovane diciottenne Walter Veltroni.
I ricordi spaziano dai primi anni lavorativi a Via Asiago, come assistente musicale, al trasferimento a Napoli per occuparsi dei programmi sulla canzone napoletana e di rapporti con le casi editrici di canzonette. Per finire a Raidue con Massimo Fichera, persona di ottima cultura e di civile ambizione, alla sua amicizia e vicinanza di stanza, al quarto piano di Viale Mazzini, con Raffaele La Capria, Dudù, con il quale ha condiviso anni di consolazione e di humor reciproci per la somiglianza della nostra attività extraaziendale e l’identica natura aburocratica.
Uno straniero immune da qualsiasi correità con l’ambiente e come sentenziò un amico Temo che anche a Roma, alla Rai lei resterà uno straniero.