Il libro scritto da Luisella Bolla e Flaminia Cardini, racconta la vita televisiva di Vittorio Gassman.
Il video (90′), regia di Emanuele Salce e Tommaso Pagliai, annoda testimonianze, opere teatrali, recital di poesie, spettacoli di varietà, brani inediti.
Pagine: 128
Editore: Edizioni RaiEri
Prezzzo: euro 18
“Io non ho mai avuto la sensazione di lavorare in vita mia”. È il mattatore che parla. Ci fa partecipi della grande passione per il teatro, cinema, poesia, televisione, radio, sketch, varietà, fiction, giornalismo. Laddove non c’è sforzo ma una naturale predisposizione. Laddove essere il primo, essere il più bravo è quasi una vocazione. Cinquant’anni di frenetica attività hanno lasciato un’impronta personalissima nel mondo dello spettacolo. Parte dal teatro fino a diventarne mostro sacro, icona, dominatore incontrastato dei palcoscenici italiani, è il divo della commedia all’italiana. I film lo aiutano a raccogliere le simpatie del pubblico, a farlo ridere sui vizi e le virtù dell’italiano, ad uscire dalla teatralità tradizionale per raccontare vicende attuali legate alla cronaca, a fare incursioni nella memoria ancora bruciante del recente passato. Poi la televisione. Non si sottrae al suo occhio curioso ma ne intuisce le grandi possibilità, ne approva l’enorme raggio di divulgazione e le potenzialità tecniche. Vittorio “fa” televisione senza inibizioni, si immerge nel clima delle riprese e incendia il video con le sue trovate. Attraverso gli schermi televisivi vuole incontrarsi con i telespettatori e sedurli sul piano della cordialità, della felicità e soprattutto del divertimento. Ospite, saltimbanco e fine dicitore, pronto a strappare la risata e a farsi prendere sul serio, cammina sicuro e altero sul terreno minato della leggerezza del sabato sera. Bravo da far paura, paurosamente bravo. A tutto campo. Oltre ai testi teatrali propone in tv anche le letture poetiche. Unico detentore dei suoi ricordi, ricostruisce la sua memoria con un libro autobiografico che troverà spazio in trasposizioni radiofoniche e televisive. E ancora il teatro, ma come vocazione all’insegnamento, come educazione filmando i retroscena, le prove e i provini. La sfida infernale per raccontare la sua vita e se stesso, in un racconto che unisce euforia e depressione, misura e dismisura, progetto e utopia, è affidata a “Ulisse e la balena bianca”, il teatro come espressione del popolo di una città, come vita, tragedia e commedia umana. Essere il più bravo, avere sempre più successo lo portano da un lato a sbalzi d’umore ed euforia alternata a insopprimibili depressioni ma anche a regalarci divertimento insieme leggero e colto, la confessione delle proprie fragilità, ironia, la presenza generosa e tanta passione civile unita ad un grande progetto educativo.